top of page

Anima e Core: la relazione tra scompenso cardiaco e scompenso psicologico

Da sempre il cuore è visto come la sede dei sentimenti: già nell’antico Egitto coscienza, intelligenza, percezioni ed emozioni venivano considerate prerogative del cuore, e anche Aristotele sosteneva rigidamente la teoria cardiocentrica, contrapponendo il cuore “caldo” al cervello “freddo”. A livello intuitivo, può essere chiaro a tutti il perché di questa associazione: quando proviamo forti emozioni (rabbia, gioia, paura…) il nostro cuore subisce delle variazioni di ritmo che comportano una diversa perfusione degli organi e dei muscoli del nostro corpo, “riscaldandoli” o “raffreddandoli”.

Oggi sappiamo che è il cervello ad essere la sede delle nostre cognizioni ed emozioni, ma sappiamo anche che situazioni di disagio psicologico possono avere delle ripercussioni a livello somatico; questo è particolarmente vero quando parliamo di malattie cardiovascolari. Aspetti come ansia, depressione, isolamento sociale e stress cronico contribuiscono:

  • all’insorgenza e al protrarsi di comportamenti a rischio (quali dieta sregolata, tabagismo e mancanza di esercizio fisico);

  • a mettere in moto meccanismi patologici a livello fisiologico che coinvolgono direttamente il funzionamento neuroendocrino (aumento di adrenocorticotropina, cortisolo, catecolamine pro- infiammatorie), metabolico (insorgenza di sindromi metaboliche con aumento di zuccheri e grassi nel sangue) e del sistema nervoso autonomo (aumento della pressione sanguigna, aritmie, diminuzione della variabilità del battito cardiaco, diminuzione dell’attività vagale e del tono parasimpatico).

In seguito ad infarto miocardico acuto (IMA) fino al 65% dei soggetti riferisce sintomi depressivi clinicamente rilevanti, anche se non sufficienti per porre diagnosi di episodio depressivo maggiore.

Nei pazienti cardiovascolari la diagnosi di depressione maggiore viene posta nel 18-27% dei casi, mentre si manifesta nel 16-22% dei pazienti che hanno avuto un IMA recente.

I pazienti che sviluppano una depressione maggiore dopo un infarto del miocardio hanno una possibilità 5 volte superiore di morire per un evento cardiaco nell’arco di 6 mesi rispetto a pazienti non depressi.

Tutti questi dati sottolineano ancora una volta l’importanza di non sottovalutare gli aspetti psicologici che naturalmente accompagnano episodi critici per la propria salute, dove spesso è la vita stessa ad essere a rischio.

BIBLIOGRAFIA

  1. Rozansky et al.. Impact of psychological factors on the pathogenesis of cardiovascular disease and implications for therapy. Circulation, 1999.

  2. Jiang W, Xiong GL. Epidemiology of the comorbidity between depression and heart disease. In: Depression and Heart Disease. Glassman AH, Maj M, Sartorius N (eds). Chichester: Wiley, 2010.

  3. Vieweg et al..Treatment of Depression in Patients with Coronary Heart Disease. The American Journal of Medicine, 2006.

Post in evidenza
Riprova tra un po'
Quando verranno pubblicati i post, li vedrai qui.
Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Non ci sono ancora tag.
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
  • Google+ Basic Square
bottom of page